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venerdì 29 aprile 2011

Oggi parliamo del matrimonio di William e Kate in diretta su CLASS Life - CNBC!

Oggi parliamo del matrimonio reale di William e Kate


in diretta su
Canale 27 del digitale terrestre
Canale 505 piattaforma SKY
Sul web in streaming su Cubovision

Qualora il canale 27 del digitale terrestre non fosse visibile sul vostro televisore sarà necessario effettuare una veloce risintonizzazione dei canali che vi permetterà di visualizzare anche un ampio numero di nuove TV.

martedì 26 aprile 2011

Galateo e shopping

Ospito oggi con grande piacere un piccolo stralcio tratto da una simpatica conversazione con Angela Bianchi, professionista determinata e pungente, consulente d'immagine per VirgoImage,e ve lo propongo come riflessione giornaliera ad una espressione di comune e ormai convenzionale sgradevole comportamento all'interno anche delle boutique più prestigiose.
Angela mi racconta il caso: "...Entro in un negozio e mi rivolgo alla commessa per vedere da vicino una borsa esposta in vetrina - Buongiorno! Mi potrebbe far vedere la borsa corallo in esposizione? La commessa: “Certamente! Vuoi la grande o la piccola?” Scusi?? Va bene che molti mi reputino più giovane, ma perché sempre più spesso il passaggio al tu è scontato? Siamo amiche? Siamo mai uscite a pranzo assieme? Ho tenuto a battesimo tuo figlio? NO! E allora! 

Quest’abitudine di dare del tu a tutti è una chiara trasposizione dall’ inglese con la sottile differenza che l’inglese non prevede l’uso della terza persona in una situazione formale mentre l’italiano si! E’ da sottolineare però che in inglese sono la costruzione e la scelta del verbo che rendono la frase più o meno formale. O è solo la volontà generalizzata di volersi sentire sempre giovani e quindi la paura che dando del Lei si “invecchi” l’altra persona? Mah…
Chiedo ufficialmente a tutte le assistenti alla vendita, al personale di front office ed in generale a tutte le persone che si rapportano direttamente con partner, clienti e fornitori di utilizzare il Lei per una forma di rispetto e per mantenere quel distacco che si conviene quando due persone non si conoscono a sufficienza. 
Scusi ci conosciamo? Mi verrebbe da rispondere così alle commesse che, seppur io mi rivolga a loro con il Lei, si sentano in diritto di darmi del tu. Non che io sia la nuova versione della Signorina Rottermeier ma il distacco che viene a mancare nel passaggio dal Lei al tu crea situazioni imbarazzanti e sdogana comportamenti di inappropriata confidenzialità.

L’altro giorno ero in una boutique di una nota località balneare e mi sono sentita trattata come una ragazzina a cui veniva spiegato con tono di stizza e con tanto di tu che quella cucitura che io reputavo un difetto in realtà non lo era “da qualche parte dovranno pur fare il nodo!”
Ovviamente non vado in giro con scritto in fronte che mestiere faccio ma anche senza difetto quella borsa l’avrei lasciata lì lo stesso.
Sono dell’idea che un cliente debba entrare in un negozio e sentirsi coccolato, servito ed accompagnato, se necessario, nelle scelte d’acquisto. Sarà poi il cliente a chiedere di farsi dare del tu (anche se personalmente non ne vedo la necessità) e non una libera interpretazione del personale di vendita. Purtroppo questa tendenza sta cominciando a diffondersi anche nelle boutique di alto profilo causando la perdita in prestigio e professionalità." 


Ho sorriso nell'ascoltare le sentite rimostranze di Angela verso l'accaduto ma era pur sempre un riso amaro, velato da una punta di soffocata malinconia per quanto tutto ciò sia miseramente reale...

sabato 23 aprile 2011

Elogio delle buone maniere di Gillo Dorfles

Torni il bon ton, la forma è sostanza. Questo l'imperante esordio di Gillo Dorfles, uno dei più importanti critici d'arte, filosofi e pittori del nostro secolo, che dalle pagine del Corriere della Sera suggerisce come sia davvero ora di tornare alle buone maniere.
L'articolo, qui riportato per facilitarne la lettura a chi fosse sfuggito, suggerisce alcuni spunti di riflessione e letture interessanti, oltre ovviamente a caustiche definizioni sugli odierni costumi.
Una personalissimo ringraziamento vorrei però indirizzarlo a Lina Sotis, istituzionalmente riconosciuta come la maggiore esperta in materia di buone maniere, che qualche giorno fa mi salutò con i modi più dolci e deliziosi come mai avrei pensato...e vidirò che anche in tempi "baciosi" (cit.) come i nostri, il suo cordiale saluto è statato per me solo fonte di gioia. Buona lettura!

Ho già avuto occasione di accennare su queste colonne, allo spinoso problema del rapporto tra modo di essere, di comportarsi - tra «bon ton» e buone maniere - e convivenza dell'uomo d'oggi.
Non solo, ma come, col mutare e scomparire (si spera) delle «classi sociali» avrebbe dovuto scomparire anche la rilevanza attribuita a certi «privilegi classisti» ormai superati. Purtroppo la situazione è tutt'altro che chiara: sopravvivono non solo certi insensati privilegi, legati prevalentemente a ragioni economiche o politiche; ma esistono, con altrettanta energia, le differenze sociali dovute proprio a quella assenza di educazione, a partire dall'infanzia, che finisce per gravare su tutta l'esistenza dell'individuo. Al punto che, se davvero esistesse un «codice comportamentale» istituzionalizzato, forse i rapporti tra gli uomini sarebbero più facili e meno carichi di ostilità o di incomprensioni reciproche.
Il recente volume di Gabriella Turnaturi «Signore e signori d'Italia». Una storia delle buone maniere, Feltrinelli) è una preziosa guida lungo i pericolosi e accidentati sentieri del «bon ton» e del «comme-il-faut isme» e, partendo dall'analisi dei numerosissimi «galatei» che si sono avvicendati in questo campo, ne analizza tutti i peccati e le virtù, seguendo la storia delle «maniere» nel nostro Paese, citando i ben noti interventi di Donna Clara, Donna Letizia, della ineffabile Irene Brin (degli anni Trenta-Quaranta) fino alle gustosissime prese di posizione della «nostra» caustica Lina Sotis.
Certo la cronistoria dei modelli comportamentali è colma di insidie, eppure - anche senza attribuire una assoluta interdipendenza ai rapporti tra socializzazione e «bon ton» - bisogna riconoscere che alcune modalità di «costume» continuano a essere problematiche, discutibili e persino incresciose. Si rifletta soltanto su un esempio banale come quello del baciamano (e intendo quello salottiero; non certo quello indecoroso dato a Gheddafi o quello doveroso al Santo Padre!). E se questa sorta di bacio è ormai quasi naufragato (se non con sottintesa malizia), che dire di quello ormai costantemente diffuso del reciproco baciarsi sulle guance tra uomo e donna senza nessuna implicazione erotica, ma solo per moda o acquiescienza; mentre purtroppo accade che si debba anche sottostare a sgraditi baci tra uomini soprattutto in Paesi slavi; come del resto, si è spesso soffocati da abbracci maschili, testimonianze di purissima amicizia, ma tutt'altro che ben accetti.
Ma il bacio - non amoroso ma sociale - non è che uno dei tanti esempi di «belle» o «brutte» manifestazioni corporee. Che dire (invece) delle strette di mano eccessive, delle pacche sulla schiena del tutto indesiderate? Per non parlare degli aspetti vistosi di collegialità o di parentela.
L'autrice traccia delle partizioni e delle differenziazioni molto gustose e significative tra il comportamento degli italiani nei diversi periodi dell'ultimo secolo; dai tempi ottocenteschi al fascismo, dal primo dopoguerra a oggi. La presenza e la scomparsa di alcuni modi di essere appare così evidente: la presenza delle «signorine» della educazione di una borghesia appena affermata, il trapasso da una civiltà rurale a quella urbana e soprattutto l'alternarsi di ambizione per la correttezza educativa e invece il disprezzo per un perbenismo ormai «superato» (ma non tanto).
Indubbiamente gli eventi politici hanno avuto (e hanno tuttora e avranno in futuro) una rilevanza notevole: basta riflettere a situazioni recenti: «il craxismo - come scrive Carlo Donolo, citato da Gabriella Turnaturi - propone una miscela di libertinismo e di "law and order" che corrisponde bene ai sentimenti e agli interessi della New class: edonismo di massa, primato dei valori del ceto medio. Al saccheggio dei beni pubblici si è accompagnata un'eversione delle buone maniere, dei principi della civile convivenza e delle più elementari forme di urbanità». Una cosa, comunque è certa: se, a partire dall'asilo, si insegnassero ai bambini - a prescindere da ogni inaccettabile settarismo - le più elementari maniere di comportarsi (non solo le «belle» ma anche le «buone» maniere, a cominciare da come soffiarsi il naso, come non impugnare la forchetta come uno spiedo, non mettere i gomiti sulla tavola e via dicendo) le cose andrebbero meglio, per lo meno non porterebbero a quella discrepanza tra le diverse provenienze familiari e sociali. Ossia tra le persone «comme-il-faut» (ossia che conoscono le buone maniere) e la grande maggioranza di coloro che non le conoscono o non le applicano affatto e di cui dobbiamo purtroppo subirci la presenza ubiquitaria.

Gillo Dorfles

mercoledì 20 aprile 2011

Invitati ad un matrimonio? Ecco il dress code.


Quale sia la giusta misura dell’eleganza da sfoggiare quando si è ospiti alle nozze è cosa da decidersi dopo aver ben capito quale sarà il “tenore” e lo stile di un matrimonio.
Attenzione ai due rischi più comuni ovvero: l’abbigliamento così detto “sotto tono” o, al contrario “l’overdress” ovvero un vestiario molto più elegante del dovuto. Sono entrambi errati anche se, come si sa, è davvero difficile ricercare una giusta misura.

Niente eccessi dunque ma tanto buon senso ed un minimo di attenzione alle regole del “vecchio galateo” che possono essere senz’altro attualizzate, ma con un certo garbo.

Meglio dunque evitare spalle scoperte e vistose scollature durante la cerimonia (anche quella civile) ed optare per una calzatura chiusa riservando anche i sandali più o meno luccicanti per i festeggiamenti. Calza si o no? Il tradizionale galateo del matrimonio direbbe si, sempre, anche con 40 gradi. Oggi si tende ad essere più tolleranti ma solo con chi possiede gambe un po’ abbronzate, ben tornite ma soprattutto perfettamente curate!
Le gentili signore dovrebbero inoltre fare attenzione alla lunghezza della gonna: meglio evitare le supermini anni 70 non proprio adatte ad un matrimonio ma anche gli abiti che sfiorano il pavimento se le nozze si svolgono al mattino.
E i colori? L’iride è ampio: non utilizziamo quelli troppo accesi per attirare l’attenzione meglio far leva sulle tinte che ci donano maggiormente. Il bluette stile “Kate Middleton” quest’anno è il vero must di stagione!
Leggi l'articolo pubblicato su Donnamoderna.com

martedì 19 aprile 2011

NOZZE IN VISTA? ECCO COME ESSERE L'INVITATO PERFETTO

Donnamoderna pubblica oggi un mio pezzettino dove si discorre di vecchio e nuovo galateo del matrimonio e di qualche regoletta sempre valida per sapere come comportarsi ma soprattutto tutti i "SI ed i "NO" per evitare terribili figuracce!


  1. SI – Rispondere all’invito appena lo si riceve, o comunque il prima possibile: atteggiamento cortese e soprattutto molto apprezzato che darà modo agli sposi di gestire al meglio l’organizzazione. Ciò vale sia che si possa partecipare al matrimonio sia che non si riesca a presenziare. Accertarsi inoltre se la presenza dei bambini sia contemplata o meno. In caso non lo fosse e non si avesse proprio la possibilità di lasciare i pargoli a nessuno, meglio avvisare per tempo la coppia.
  2. SI - Arrivare alla cerimonia con un buon anticipo (almeno venti minuti). L’unica a cui è permesso un po’ di ritardo quel giorno è proprio la sposa. 
  3. NO - Non attendere l’arrivo della sposa sulla soglia della Chiesa o del Municipio ma accomodarsi all’interno, dove suggerito ed attendere con santa pazienza l’inizio della celebrazione.
  4. SI – Al rispetto delle tradizioni con flessibilità! Se siete intervenuti alle nozze perché amici della sposa prendete posto sul lato sinistro, se lo siete per lo sposo sul lato destro. Se notate un enorme disuguaglianza tra le due parti accomodatevi dove c’è più posto senza troppa rigidità.
  5. SI - Vestire in tono adeguato al tipo di matrimonio. E’ assolutamente lecito chiedere indicazioni sull’abbigliamento alle due famiglie ma ricordate che in ogni caso si tratta di un evento che richiede un abbigliamento elegante seppur senza eccessi.
  6. NO – I no dell’abbigliamento dell’ospite perfetto con aggiunta di spiegazione e licenza poetica:  No al bianco (riservato alla sposa), no al nero (perlomeno al total black, meglio allora aggiungere qualche nota di colore che eviti l’effetto “funerale in corso”) e no rosso (ma non in quanto tale ma come identificativo di tutti i colori troppo accesi che distoglierebbero l’attenzione degli invitati dalla sposa).
  7. SI – Ai regali che si attengono alla lista nozze, se gli sposi hanno provveduto ad indicarne una. In questo modo si potrà essere certi di far loro cosa gradita.
  8. SI - Al regalo al di fuori della lista nozze, ma solo se si conoscono davvero molto bene i gusti e i desideri degli sposi o se se si è a conoscenza di qualche loro necessità non contemplata nella ormai super utilizzata lista dei regali.
  9. NO – Non inviare mazzi di fiori il giorno stesso delle nozze. Si tratta infatti di un momento troppo convulso dove anche soltanto pensare di recuperare un vaso in più sarebbe cosa assai difficoltosa. Meglio anticipare al giorno prima o attendere il ritorno degli sposi dal viaggio di nozze.
  10. NO – Non modificare i posti a sedere assegnati dagli sposi accomodandosi in tavoli diversi da proprio per star vicino ad un amico di vecchia data o alla biondina seducente di turno. Gli sposi hanno speso ore del loro tempo per creare un aggiustamento gradevole a tutti. Rispettiamo i loro desideri.
Ce ne sarebbero almeno altrettante… ne riparleremo insieme anche a Paola Toia!

lunedì 18 aprile 2011

Una palestra di buone maniere

Un atteggiamento ben educato e rispettoso degli altri (e quindi di se stessi), in qualsiasi momento della vita, è senz'altro cosa auspicabile. Ma, a quanto pare, facile a dirsi ma meno a farsi. 
Riflettiamo su quali possano essere i comportamenti che meno riflettono la "filosofia del bon ton" in situazioni estremamente moderne come ad esempio una frequentazione, sia assidua che sporadica (ad esempio legata anche solo ad una breve remise en forme pre-matrimonio), della famigerata palestra.
Luogo di espressione diversissima della propria condotta: dalla quella più riverente e rispettosa alla più sfacciata ed insolente. Poche semplici norme per un quieto vivere civile basterebbero a sollevare la stragrande maggioranza degli habituè di sale pesi e classi fitness dall'onnipresente tarlo di latente malsopportazione.
Innanzi tutto sarebbe carino avere una certa considerazione per le zone comuni, facendone un uso corretto e lasciandole come le si vorrebbe trovare. Quindi: niente scarpe sulle panche, dove è facile appoggiarsi in désabilles evitando nel contempo una generale diaspora dei nostri effetti personali, appoggiati anche non proprio vicino al nostro armadietto.
Rispettare il pudore, il proprio e quello altrui, è sacrosanto, leggesi: non occupare lo spogliatoio chiuso per settantadue ore indugiando in massaggi e lavacri di vario genere, ma lasciar spazio anche agli altri.
Utilizzare sempre un asciugamano pulito per proteggere noi stessi e le superfici ove ci si appoggia durante gli allenamenti, siano queste sedili di machine super moderne o semplici materassini per ginnastica e yoga. A nessuno è gradito l'effluvio (fosse anche profumatissimo) del predecessore.
Altro annoso problema è quello della socializzazione: parola assai abusata in tempi di imperanti Social Network virtuali. Attenzione a che le chiacchiere non oltrepassino la soglia adeguata ad un ambiente chiuso e comunitario quale la sala attrezzi o che non eccedano in lungaggini eccessive monopolizzando l'eventuale luogo di conversazione, tipicamente la cyclette...
Ultimo, ma non ultimo, arriviamo all'argomento abbigliamento. Estro e la creatività sono doti irrinunciabili per ogni essere umano ma mantenere un certo contegno in certi frangenti è cosa assai difficile da realizzarsi. Cadere nel ridicolo è facilissimo ed è semplice anche attirarsi gli strali di chi, anche con immani sforzi, non è magari riuscito a raggiungere i vostri pregevoli risultati.
Ricordiamo dunque: abbiniamo i colori ma anche le taglie senza dimenticare di "coordinare" il corpore sano con la mens sana!

giovedì 14 aprile 2011

Voliere francesi: il best trend decorazioni per i matrimoni 2011

Non si può dire che le anche voliere in ferro battuto siano proprio una novità, ma l'uso che è possibile fare di questi oggetti supera infinitamente una seppur lunga lista possiate snocciolare in questo istante.
Antiche gabbiette non più utilizzate per rinchiudere pennuti ma dedicate a poetiche decorazioni ingentilite dall'uso di fiori e nastri leggeri: ecco le decorazioni di maggior tendenza per i matrimoni 2011. 

Qualcuno lo definisce uno stile shabby chic, altri lo chiamano semplicemente provenzale, comunque lo si qualifichi un allestimento creato con l'utilizzo di Cage oiseau conferisce all'insieme un sapore molto francese, semplice e ricercato al tempo stesso, aperto a mille diverse interpretazioni creative. Utilizzate per adornare le tavole degli ospiti o riunite in un unico angolo tutto bohèmien, le voliere forniscono alle menti ricche di estro ed inventiva ottimi spunti di impiego.

Non solo fiori dunque, ma anche candele, biglietti con frasi leziose o vecchie foto di famiglia per questi lavorati che potranno poi essere lasciati in dono agli amici più cari o riutilizzati dagli sposi in diverse occasioni.

mercoledì 13 aprile 2011

Le buone maniere insegnate ai piccoli

"L'uomo è un animale sociale" questo il pensiero di molti filosofi: da Seneca ad Hobbes fino a Nietzche.
Senza stare a disturbare le grandi menti pensiamo a quanto sia importante per la socializzazione dei bambini, l'insegnare loro quali siano le buone maniere, spesso dieguali in diverse realtà socioculturali, per una corretta percezione di noi stessi e dell'ambiente che ci circonda, per l'accettazione e la cooperazione tra i singoli finalizzata ad una migliore qualità della vita. 
Senza troppe imposizioni però
Ecco un esempio di gioco "maieutico", davvero delizioso, ideato a piccole schede illustrate dal celebre fumettista americano Richard Scary, noto per la pubblicazione di numerosi libri per bambini. Ogni vignetta suggerisce un comportamento corretto e ben educato in maniera leggera e divertente. Sul retro è possibile scrivere insieme ai piccoli, una sorta di piccolo diario di quando sia capitato di utilizzare il suddetto comportamento. 

La scatolina-gioco esiste in francese ma anche in inglese. Un ottimo modo, in una società multietnica quale la nostra, di accostare i piccoli anche a lingue e culture diverse.

martedì 12 aprile 2011

Bon ton del multi-invito al Salone del Mobile

Prende il via a Milano la settimana del Salone del Mobile, un appuntamento irrinunciabile per chi lavora nel settore, o nell'indotto, ma anche per semplici appassionati di design e mondanità. Ed è proprio in questo periodo dell'anno che la città brulica letteralmente di persone che cercano di destreggiarsi abilmente tra un impegno e l'altro (assolutamente impensabile poter vedere tutto) ma soprattutto tra i numerosissimi inviti del così detto "fuorisalone".
Durante il periodo della Design Week capita infatti che la nostra presenza sia richiesta ad un numero di eventi superiore alla soglia di tolleranza di chiunque. 
Quindi come agire? Innanzi tutto dovremo porci inevitabilmente la scelta sulle occasioni che, sia dal punto di vista professionale, sociale o emozionale, ci interessano maggiormente e, dato che l'ubiquità non è dono da mortali, sguinzaglaire amici e colleghi in luoghi differenti dal nostro per ricevere notizie in tempo reale sugli accadimenti del momento, potrebbe senz'altro essere un buon modo per non "perdersi nulla".
Eppure dire di no ad un invito è sempre cosa sgradevole, ecco dunque qualche consiglio per non deludere le aspettative (dei nostri ospiti e le nostre) e sopravvivere a questo tour de force mondano con un comportamento delicatamente bon ton:
- Se possibile presenziare all'evento anche solo per qualche minuto, magari arrivando con un minimo di anticipo sull'inizio ufficiale o facendo capolino verso il finire della manifestazione
-  Cercare attivamente il padrone di casa che ci ha gentilmente invitati per ringraziarlo della gentilezza avuta nei nostri confronti
- Usare la cortesia di organizzare una conversazione di senso compiuto con chi ospita l'evento senza volgere gli occhi a personaggi più o meno "vip" che eventualmente dovessero sopraggiungere
- All'opposto, non monopolizzare l'attenzione del nostro anfitrione raccontandogli le ultime imprese, professionali o personali, ma lasciare che questi si possa occupare anche di altri invitati
- La distribuzione urbi et orbi di biglietti da visita non è mai cosa troppo gradita. Meglio allora riservarli ai momenti in cui ci vengano richiesti o quando la conversazione lo suggerisca in modo naturale.
- Se capitasse di chiacchierare con un ospite già conosciuto ma che, con tutta evidenza, non ricorda il nostro nome o fatica ad "inquadrarci", lo aiuteremo a ricordarsi chi siamo inserendo con nonchalance il nostro nome nella conversazione. Del modo corretto di fare le presentazioni si è parlato, leggi il post.

Per concludere direi: lasciate ogni speranza voi che vi addentrate al Salone perchè la vostra vita normale non riprenderà che tra una settimana!



giovedì 7 aprile 2011

Un incantevole aprile... Un libro da leggere adesso!

L'immagine è quella del film che però non rimanda alle incantevoli sensazioni della carta frusciante di una storia, scritta nel 1922 ma incredibilmente moderna e diversa dagli altri racconti di amicizie femminili
"Un incantevole aprile" di Elizabeth von Armin.

Tutto ha inizio da un annuncio pubblicitario apparso sul Times che diviene il preludio ad un mese di aprile speciale per quattro donne dalla personalità assai diversa e contrastata: "Piccolo castello medievale italiano sulle coste del Mediterraneo affittasi ammobiliato per il mese di aprile. Servitù inclusa."
A picco su una baia della Riviera, tra giardini di calle, violaciocche e acacie, si staglia il castello medievale di San Salvatore. Alla ricerca disperata di sollievo dalle preoccupazioni quotidiane, le quattro donne si lasciano allettare da quello scenario meraviglioso e decidono di partire. Ma non resteranno sole a lungo...
Cullate dalla primavera mediterranea, dai monti ammantati di violette e fiori dal dolce profumo, le amiche abbandonano a poco a poco i formalismi di società e scoprono ad un'
armonia da tutte anelata e tuttavia mai conosciuta.
Ritrovate le proprie risorse interiori, le protagoniste della von Arnim si scoprono via via diverse e si completano nel rapporto con le amiche così come in quello di coppia. 
La natura della costa mediterranea vi avvolgerà completamente fino a riuscire a cogliere perfino l'odore del timo al sole, o quello soave dei fiori nell'umidità della sera.  Nella scelta della Liguria come luogo di ambientazione del racconto, la scrittrice si distingue alquanto, in un'epoca in cui l'Italia della letteratura inglese era quasi esclusivamente la Toscana. 
Con vedute ben più ampie e mature di tanta cosiddetta letteratura femminile (anche attuale) la von Arnim sfugge a tutte le etichette ed il racconto è imbevuto di quella capacità descrittiva e spensierata irriverenza che costituiscono il tratto tipico  dell'autrice.
Per gli amanti del glicine e del sole dunque ma anche per chi desidera conoscere meglio l'amino femminileUn bel libro da regalare alle amiche, che sorrideranno leggendolo perché non manca di ironia e di battute brillanti.


lunedì 4 aprile 2011

Ladies rules: must know - Regola n.3 COME SI FANNO LE PRESENTAZIONI

Ogni qualvolta ci capita di dover presentare una persona ad un'altra ci troviamo spesso in qualche imbarazzo. Le regole da ricordare in realtà sono davvero poche ma da ben conoscere per poter agire con disinvoltura e togliersi d'impaccio in ogni situazione.
Ricordiamo che la norma di base del galateo (ma anche del cerimoniale più stretto) prevede che siano sempre le persone in qualche modo "meno autorevoli" a venir introdotte alle più insigni, in quanto queste ultime dovrebbero essere già conosciute dall'interlocutore minore, o almeno così si presupporrebbe. 

Le regole basilari per le presentazioni:
1) Presentare sempre un ospite di minor rango and uno di maggior importanza (specie in eventi ufficiali o che prevedano una certa business etiquette).
2) Un uomo viene sempre presentato ad una donna, a meno che non si tratti di occasioni particolari quali eventi istituzionali ai quali presenzino cariche politiche o, come si è detto, in occasione di momenti dedicati al lavoro ai quali siano presenti i nostri superiori.
3) L'ospite più giovane va sempre presentato a quello più anziano.
La maniera più corretta di presentare

In linea generale si snocciola il titolo accademico se lo si conosce davvero, se necessario o se lo si ritiene funzionale alla conversazione, quindi il nome, il cognome e la professione della persona che si sta introducendo.
Esempio: "Signora Riboldi, le presento il dottor Marco Ravizza, specialista di oculistica infantile presso l'Orspedale San Raffaele di Milano." 

Qualche piccolo trucco
Per non sbagliare nelle le precedenze ricordate di nominare prima la persona alla quale si intende presentare l'ospite appena sopraggiunto inoltre, per meglio avviare la conversazione, sarà possibile sottolineare un punto di interesse comune tra i due interlocutori in modo da incuriosire entrambi.
Esempio: "Papà, lascia che ti presenti Enzo Rubini. Enzo si è appena laureato con me in giurisprudenza ma ha deciso di intraprendere la carriera di giornalista.

Come si comporta chi viene presentato
1) L'ospite introdotto non tende la mano per primo ma aspetta che sia l'altro a farlo
2) La stretta di mano sarà energica ma non eccessiva
3) Si guarderà negli occhi l'interlocutore senza volgere lo sguardo altrove
4) L'uomo presentato ad una signora chinerà leggermente il busto in segno di rispetto anche se non è previsto un baciamano (che, come sappiamo, ha regole a sé stanti).

domenica 3 aprile 2011

Pic-nic a Milano come a New York!


Complici le temperature semi-estive di questi giorni, i milanesi hanno lasciato nell'armadio giacche e soprabiti pesanti per rinverdire i fasti di un abbigliamento più leggero e divertente. Aggettivi questi che potremmo utilizzare per descrivere una la deliziosa iniziativa di uno dei posticini più adorabili del centro, ovvero il negozio California Bakery di piazza Sant'Eustorgio.
In questo meraviglioso angolo di Milano, affacciato su una delle piazze più conosciute dalla cittadinanza, con il campanile che fa capolino tra i ciliegi ora in fiore, prende il via  il pic-nic in stile newyorkese. Ogni week end, da Aprile a Settembre, sarà possibile approvvigionarsi delle leccornie del mini store scegliendo un tipo di pranzo (o di brunch) ecologico e spiritoso. 
Un classico cestino di paglia ricolmo di delizie, coperta o telo per polleggiarsi amabilmente sull'erba e cuscini per riposare le stanche membra: ecco l'offerta di California Bakery che non richiede prenotazione per questo tipo di servizio ma per il quale sarà necessario lasciare un documento d'identità al momento del ritiro dell'intera dotazione che ci verrà poi restituito a riconsegna del tutto.
Un'idea incantevole anche se a mio avviso un po' cara: 40 euro per un cestino da due persone che, oltre ai suddetti annessi e connessi, prevede:
2 bagel o sandwich grandi, con farcitura a scelta tra cinque diverse tipologie
2 insalate di frutta in bicchiere grande
2 dolcetti a scelta tra tre diverse possibilità
2 drink a scelta tra acqua e succhi vari
2 caffè americani
I bimbi, per un cestino più "consono" alla loro taglia, spenderanno 10 euro.
Mi dicono che l'esperimento fosse stato tentato in precedenza (a prezzo un po' più contenuto). Io non ne ho mai avuto sentore, ma ora che, per un caso fortuito, ho assaggiato la piacevolezza di un inconsueto pic-nic milanese, del tutto inaspettato per altro, posso confermarvi che andrebbe provato almeno una volta! Mi raccomando di non dimenticare un minimo di bon ton del pic-nic: le déjeuner sur l'herbe in costume adamitico alla Manet non si addice certamente ad un desinare cittadino in un luogo pubblico... ça va sans dire!

Fatemi sapere la vostra...